Non digerisco i torti, le offese e i bocconi amari: GASTRITE PSICOSOMATICA

Lo stomaco “può parlarci” attraverso un linguaggio particolare quale: il bruciore, sensazione di vomito, ecc. Ci fa capire cioè che abbiamo per esempio una difficoltà a digerire alcune nostre esperienze, relazioni.

Se succede che queste situazioni si ripetono spesso, e sono dei “continui pugni allo stomaco”, esse diventano minacciose per il nostro futuro e quindi, il bruciore della gastrite (che si presenta spesso sia dopo un pasto ma anche quando si è a digiuno) ci fa così capire che in noi c’è qualcosa che non riusciamo a digerire e che dovremmo prenderci quindi cura di noi stessi.

In pratica la gastrite ci parla della sofferenza che c’è nella nostra anima, la quale è costretta in situazioni in cui invece non vorrebbe esserci. Ci sono bocconi amari che a volte, grazie alle risorse che ci sono in noi, riusciamo a digerirli, ed in questo modo “non ci restano sullo stomaco”.

È IL RIMURGINARE SULLE COSE CHE CI HANNO FERITO O FATTO MALE (MANDANDO GIÙ BOCCONI AMARI O EMOZIONI NEGATIVE), CHE PUÒ PORTARE IN MOLTI CASI AI PROBLEMI DI ULCERA, ACIDITÀ, GASTRITI, RIGURGITI, ECC.

Lo stomaco sofferente ci vuole far capire che in noi vi sono quindi: o situazioni non digerite, o idee che noi non riteniamo siano giuste, e che quindi a causa di questa ingiustizia che ci fa male, ecco che avvertiamo il dolore, oppure vuole indicarci che quando rifiutiamo una certa situazione che non ci piace (in caso di rabbia), appariranno invece i bruciori, la gastrite. L’ulcera subentra quando queste emozioni negative anziché sparire, sciogliersi, rimangono nello stomaco.

OGNI VOLTA CHE SI VIENE AGGREDITI, TRATTATI MALE, FERITI SENZA CHE NOI REAGIAMO, TENENDO COSÌ LA RABBIA DENTRO DI NOI, ECCO CHE LO STOMACO, LA DIGESTIONE NE RISENTONO.
Si potrebbe dire che questo organo soffre al posto nostro.

Spesso l’aggressività non la si riesce a gestire, a volte la rabbia si può tramutare in esplosioni di collera che spesso però vengono evitate perché temute. In questi casi le persone fanno difficoltà a digerire i torti, i bocconi amari e si legano al dito le contrarietà. In queste persone spesso si riscontra una madre invadente che gli imponeva le sue scelte.

La gastrite viene descritta come una fiamma che divampa e mangia dall’interno, a volte ci può essere un dolore che assomiglia ad un dolore “tenaglia” e ciò può avvenire quando una situazione è vissuta come “soffocante”. La gastrite psicosomatica ci fa capire che stiamo reprimendo dei sentimenti, e disagi interiori.

Imparare a ” tirare fuori” quello che non ci va, riuscire a dire quindi totalmente ciò che pensiamo, ci permette di evitare che sia il nostro stesso stomaco a ferirsi. Io faccio spesso ai miei pazienti questo esempio: Se non si butta fuori l’acido dalla nostra gola verso l’esterno dicendo cioè agli altri ciò che veramente noi pensiamo, ecco che questo acido si ritorcerà, tornando giù dentro di noi, e produrrà dei guai purtroppo “dentro di noi”. Spesso le persone temono, a causa della loro scarsa autostima il buttar fuori, sugli altri, questa aggressività (aggressività acida). La psicoterapia aiuta ad aumentare l’autostima ed in questo modo, la persona riesce piano piano a dire, usando finalmente il “giusto tono e le giuste parole”, ciò che vuole, senza più paura.

Il disturbo il psicosomatico è correlato con l’autostima della persona stessa, e ciò in quanto nell’individuo gastrico c’è spesso una tendenza ad evitare il problema, piuttosto che affrontare e cercare di risolvere il problema con ” l’altro”.
C’è in pratica la incapacità di esternare un torto subito, in sentimenti di rabbia, un disappunto, cercando quindi di avere chiarimenti, oppure di litigare, e questa rabbia inespressa porta l’acido gastrico ad aggredire il proprio stomaco ed il cibo che è stato ingerito. Vi è una insicurezza nel rapporto con gli altri, non riesce a sfogarsi esternamente perché teme di perdere così il legame con l’altro, che per lui(lei) è importante. Non esprimendo quindi questa rabbia (ribellione) rimane di conseguenza in una situazione di dipendenza passiva ambivalente.

Troviamo poi un altro disturbo che è l’esofagite da reflusso che dà un bruciore retrosternale che può salire verso la cavità orale. Questo sintomo può in alcuni casi essere associato alla paura di affrontare ciò che è “nuovo” preferendo restare sempre sui propri passi, e ciò avviene proprio quando c’è una carica aggressiva che vorrebbe distruggere il “vecchio” per andare verso il “nuovo”. Spesso queste persone hanno degli improvvisi scatti d’ira oppure possono andare verso delle patologie autoaggressive e autopunitive. In pratica il gastrico preferisce tenere tutto dentro di sé, e questa rabbia che non viene tirata fuori, ma rimane dentro porta l’acido gastrico ad aggredire la parete gastrica non riuscendo ad “aggredire l’altro” potremmo dire che la nausea, il vomito vogliono far capire che la persona sta cercando di liberarsi da queste emozioni dolorose e che egli non accetta.
Si può dire che la nausea indica il desiderio di vomitare una situazione, una emozione ,una persona che non ci piace ecc.

Spesso chi soffre di gastrite nervosa ha un alto livello di introversione e solo apparentemente è indipendente. Uno psicoterapeuta può aiutare il paziente a decodificare il messaggio che il suo stesso organismo gli manda. L’organo gli fa capire verso quale strada dovrebbe andare. La psicoterapia facendo aumentare la sua autostima permetterà al paziente di imparare ad esprimere se stesso, diventando inoltre anche capace di assumersi le responsabilità che la vita ogni giorno gli presenta, imparando quindi di conseguenza a prendere delle decisioni sempre più importanti, e scelte ben precise, ma soprattutto imparare finalmente a “digerire” la rabbia, il risentimento per le ingiustizie che si possono subire, imparare a vivere più serenamente le cose che non vanno “per il verso giusto”. Grazie a tutti questi miglioramenti non vi saranno più elementi “brucianti”.

La psicoterapia è necessaria se si vuole riuscire a fare questo percorso di crescita interiore.
Infatti, la psicoterapia serve per fargli comprendere che tipo di sentimenti prova, per chi ed in quali situazioni, inoltre lo aiuta ad elaborare i conflitti, a liberarsi delle emozioni che prova imparando a vivere pian piano, sempre più con un certo distacco verso le situazioni che fino a poco tempo prima gli facevano provare rabbia, vomito, ecc.La psicoterapia lo aiuta cioè a vomitare fuori le emozioni che erano rimaste imprigionate all’interno dell’individuo. Oltre al chiudersi in se stessi ed al “non mostrare” la propria personalità per il proprio “quieto” vivere, la persona che somatizza a livello gastrico, va spesso alla ricerca affettiva del cibo con abbuffate compulsive e a volte obesità. Sia per coloro che somatizzano le emozioni con la conseguente gastrite, sia per coloro che se la procurano a causa di un loro continuo “vivere di corsa”, stressandosi, e causando quindi una iperproduzione di succhi gastrici che poi aggrediranno le pareti dello stomaco, consiglierei oltre che ad una psicoterapia anche l’apprendimento di una tecnica di rilassamento neuromuscolare quale è il training autogeno del Dott. Schultz. Infatti la gastrite psicosomatica può manifestarsi quando si é sotto stress. Il Training Autogeno, nei casi di eccessivo stress aiuta a far diminuire il tasso di cortisolo nel sangue.